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Gli incendi forestali massacrano i produttori di cannabis californiani

Dall’1 gennaio, la canapa ricreativa è legale in California ma, a causa dei grandi incendi che quest’autunno hanno colpito il nord dello stato, molti coltivatori di cannabis hanno assistito alla scomparsa delle loro fonti di reddito proprio quando quest’emergente mercato legale è cominciato ad aprirsi. Come se ciò non bastasse, data l’impossibilità di lavorare con banche e compagnie assicurative, sono costretti a seppellire il loro denaro contante presso le loro coltivazioni; quantità enormi di denaro che potrebbero pure finire in cenere. Il divieto federale non permette di sottoscrivere polizze o aprire conti bancari per proteggere i soldi di questi grower.

Ciò che è già ampiamente conosciuta come la più grossa ondata d'incendi forestali della storia della California non sarebbe potuto avvenire in un momento peggiore per il mercato della marijuana: nel bel mezzo del raccolto e a qualche mese dal lancio del programma di marijuana ricreativa approvato più di un anno fa che avrebbe reso la canapa legale per quelli sopra i 21 anni. Ma i danni provocati da questi incendi sono abbastanza gravi da ostacolare la creazione di ciò che potrebbe essere il mercato di cannabis più grande del mondo? Le perdite dei coltivatori possono arrivare ai milioni di dollari. E al profondo cordoglio per la distruzione delle loro coltivazioni dobbiamo aggiungere il dolore di sapere che nessun'assicurazione potrà riportargli ciò che hanno investito. Forse la loro unica fonte annuale di reddito è sparita tra le fiamme. Gli incendi hanno particolarmente colpito le contee di Sonoma, Napa e Mendocino, dove la coltivazione legale di canapa a scopo terapeutico e ricreativo è la forma di vita di molte famiglie. Ciò che fino a qualche giorno fa era sinonimo di profitti è soltanto cenere adesso. E a bruciare non sono solo le piante, ma anche l'attrezzatura come le serre, i materiali necessari per coltivare o i centri di gestione. A seconda dell'Associazione di Coltivatori di California, circa 50 fattorie hanno subito danni a causa delle fiamme, sebbene si preveda che questo numero aumenti significativamente man mano che i produttori tornino a casa per valutare i danni.

Una cinquantina di fattorie distrutte potrebbe sembrare una cifra relativamente insignificante per uno stato dove si pensa che ci siano oltre 50 000 coltivatori di cannabis in diverse situazioni di legalità. Ma, a causa dell'ordine di evacuazione e dell'enorme valore della cannabis, i ladri si sono messi al lavoro: le fattorie abbandonate e i raccolti ben maturi sono troppo appetitosi per lasciarli scappare. Così, secondo gli analisti, è già possibile notare la mancanza di materiale, e le interruzioni di stock potrebbero far aumentare il prezzo della canapa californiana del 10 %-20 % durante i primi mesi dell'anno. Il problema è che gli incendi sono accaduti quest'autunno, proprio nel momento più importante per i coltivatori di cannabis perché è allora che molti sono pronti per la raccolta e per la susseguente vendita. Perciò non hanno soldi a sufficienza per pagare quest'emergenza e per ricominciare una nuova coltivazione. Infatti, numerosi grower, nel vedere il fuoco avvicinarsi, hanno raccolto prima del tempo in fretta e furia, al fine di salvare una parte del loro sostentamento annuale. Alcuni di essi hanno persino ignorato l'ordine di evacuazione perché la loro coltivazione non fosse distrutta.

Altri sono tornati a casa nel momento in cui i vigili del fuoco hanno spento le fiamme per verificare se c'era rimasto qualcosa. E' stato così per Ashley Oldman, che già aveva superato una piaga di acari in luglio ed ha dovuto ricominciare la coltivazione da capo. E' scappata in piena notte insieme a sua figlia di 4 anni d'età e, quando ci sono tornate, una delle serre era ancora in piedi. Nonostante ciò, lei deve ancora controllare se il fumo ha contaminato i germogli; un altro dei problemi che quelli che tornano a casa devono affrontare. Il fatto è che le coltivazioni in contatto con il fumo sono più vulnerabili alle malattie, il che potrebbe portare alla comparsa di funghi e di muffa in grandi quantità. Oltre a ciò, la canapa potrebbe acquisire un odore di fumo che ridurrebbe significativamente il suo valore. Molte coltivazioni potranno essere salvati, ma molte altre saranno interamente distrutte. Alcuni hanno incontrato che, dopo aver coltivato in segreto per anni, il passo alla legalità gli è portato la rovina. Questo è il caso di Andrew Lopas, che l'anno scorso ha voluto regolarizzare la sua situazione per coltivare e partecipare al mercato di canapa medicinale a Santa Rosa, dove si è trasferito alla fine di novembre 2016. Lui è dovuto scappare dalle fiamme, lasciandosi dietro 900 piante, 1100 chili di canapa dal valore di 2 milioni di dollari (1,69 milioni di euro), 10.000 dollari (più di 8400 €) in contanti per pagare lo stipendio dei lavoratori e il mutuo, alcuni veicoli e una fattoria del XVIII secolo. Tutto è sparito.

Senza un'assicurazione, senza banche

La possibilità di stipulare un'assicurazione contro questo tipo di catastrofi è fuori discussione: le compagnie di assicurazione agricole non hanno nessuna polizza per questo. E, sebbene sia vero che ci sono sempre più compagnie che si occupano della cannabis, possibilmente non copriranno le piante distrutte dal fuoco. Se questo non bastasse, i coltivatori hanno difficoltà a lavorare con le banche tradizionali perché la marijuana è una sostanza vietata a livello federale. Perciò, senza nessun tipo di finanziamento, dovranno pagare tutto con i propri soldi. Così, le speranze e i sogni di molte persone che hanno scommesso su questo business della cannabis legale sono andati in fumo: senza un prodotto con cui pagare l'autorizzazione di coltura oppure i diritti d'irrigazione, le fattorie colpite dal fuoco faranno fatica a partecipare a questo nuovo mercato. E oltre alla paura degli incendi, l'impossibilità di lavorare con la banca (che possono essere accusate di riciclaggio di denaro se operano con questi benefici) obbliga alcuni coltivatori a seppellire i soldi nelle coltivazioni, ma lontani dalle piante. Questo è successo a Cheryl Dumont, una proprietaria che aveva una scatola di monete seppellita presso alcuni pini di Mendocino. C'è chi nasconde pure oro e argento.

Il denaro sotto il vaso

Seppellire i soldi invece di nasconderli sotto il materasso, come prima, ha una spiegazione: siccome i coltivatori di cannabis non possono aprire nessun conto, le loro case hanno maggiori possibilità di essere svaligiate. L'arduo lavoro di trovare una scatola in mezzo al bosco fa da deterrente agli eventuali ladri. Ma, se il fuoco colpisce pure le coltivazioni, i dollaroni finiranno pure in cenere. Le scatole sono solitamente seppellite a una distanza raggiungibile perché trovarle sia poi più facile. Eppure, se le fiamme arrivano, la combustione brucerà i soldi che potrebbero essere i risparmi di una vita o il denaro per le emergenze. Tra i coltivatori si raccontano un sacco di storie, come quella di un uomo che ha perso 250.000 $ (quasi 212.000 €) a causa del fuoco o quell'altra di una persona che è riuscita a salvare l'oro e l'argento perché la quantità seppellita era così grande che non si è sciolta. Per tutto questo (e per il modo in cui alcune persone coltivano al margine della legalità), è assai difficile calcolare le perdite che gli incendi hanno provocato all'industria cannábica californiana. Ad esempio, Mystic Spring Farms aveva 900 piante di canapa e una previsione di 2 milioni di dollari (1,69 milioni di euro) per questa stagione, ma le fiamme l'hanno divorato tutto. Il cofondatore, Kelvin Craver, ha dichiarato che aveva sentito che alcune compagnie offrivano la possibilità di stipulare un'assicurazione al fine di proteggere le coltivazioni di marijuana. Nonostante ciò, non gli sembrava molto affidabile: "Non sapevamo se coprirebbe interamente la coltivazione".

La fondazione di una banca di stato che possa gestire le entrate e i benefici della canapa è stata proposta ma, siccome una proposta similare è stata fermata nel Colorado, si teme che ciò accada anche in questo caso. I produttori del vino, un'altra delle aziende agricole in California, non avranno gli stessi problemi. Infatti, le autorità non hanno consentito ai coltivatori di cannabis di tornare all'area evacuata per verificare lo stato delle loro proprietà; con i produttori di vino, invece, non c'è stato nessun ostacolo. L'ascesa delle criptomonete e una sempre maggiore accettazione della cannabis possono, nel prossimo futuro, mutare lo scenario attuale. Eppure, se non si compiono passi a livello federale, i disastri naturali continueranno a colpire particolarmente i coltivatori di marijuana indifesi che, per di più, continueranno a essere considerati imprenditori di seconda classe.

10/01/2018